Bernanke fine mandato

Dicembre 22, 2013


Bernanke fine mandato

BenBernanke_HelicopterOSPITIAMO UN POST DI LINA CAGOSSI (corrispondente da wall street)
New York - Ben Bernanke lascerà la presidenza della Federal Reserve alla fine di gennaio e conclude il suo difficile incarico con l’annuncio di una riduzione, seppur minima, degli stimoli per l’economia. Un taglio di $10 miliardi che porta il totale dei bond che la Federal Reserve acquisterà dal mercato, a partire da gennaio, a $75 miliardi il mese. Una riduzione considerata simbolica, vista la cifra contenuta, ma che basta a Bernanke per dimostrare che la ripresa economica americana sta continuando verso la direzione giusta. Un’economia che però è ancora lontana dalla crescita pre crisi e che non riesce ancora a creare piena occupazione. La colpa non è soltanto della banca centrale americana e degli scarsi risultati derivati dagli stimoli, è anche colpa di un’economia che è cambiata e che non si è ancora ripresa dello shock della crisi finanziaria.

«Ci sarà continuità con la politica e le strategie della Federal Reserve di Alan Greenspan» aveva promesso Ben Bernanke durante l’audizione in Senato per la conferma della sua nomina nel 2005. E aveva parlato a lungo di stabilità finanziaria senza però fare mai riferimento al boom del mercato immobiliare che già allora stava mostrando sembianze di una bolla pronta a scoppiare. Bernanke ha mantenuto la sua promessa e ha continuato, una volta prese in mano le redini della Fed, ad aumentare gradualmente i tassi d’interesse per frenare il boom immobiliare, nonostante secondo alcuni economisti fosse troppo tardi per farlo. Economisti che però sono, per la gran parte, convinti che le decisioni di Bernanke prese prima e nel corso della crisi, come tassi bassi d’interesse, linee di credito alle banche e operazioni di acquisto di bond dal mercato, abbiano evitato un disastro economico.

Tuttavia anni dopo la fine della crisi, l’economia non è ancora tornata a crescere a ritmi sostenuti e l’occupazione resta ancora molto bassa. Non è bastato quindi alla banca centrale accumulare bond in portafoglio per $3 mila miliardi di dollari o pompare liquidità sul mercato per creare occupazione e spingere le banche a concedere prestiti. L’economia è cresciuta in media ogni anno del 2,3% dalla fine della recessione, molto più lentamente rispetto alle fasi di ripresa che hanno seguito le recenti recessioni.

Lawrence Summers, ex Segretario al Tesoro americano e uno degli advisor di Barak Obama, che il Presidente avrebbe voluto alla guida della Federal Reserve, nel corso di un convegno al Fondo Monetario Internazionale aveva parlato di «stagnazione secolare», una teoria che risale al 1938 che ipotizza un’economia che non riesce a creare abbastanza domanda e bolle speculative necessarie per arrivare alla piena occupazione. In un recente articolo pubblicato dal Financial Times, Summers spiega quali siano i motivi principali dietro alle sue paure di una stagnazione secolare, per ora non una realtà ma solo una possibilità da cui dobbiamo cercare di difenderci. La ripresa è lenta negli Stati Uniti come nel resto del mondo; anche durante la bolla immobiliare i tassi bassi e il facile accesso al credito avevano creato solo una crescita modesta; i tassi d’interesse non possono scendere ancora e quindi arrivare a livelli tali da creare occupazione; si avvicina il rischio deflazione. Tutti rischi reali quindi e, secondo Summers, la banca centrale americana avrà bisogno anche in futuro di mantenere i tassi di interesse bassi nel tentativo di stimolare la crescita.

Ben Bernanke e il FOMC (Federal Open Market Committee, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve) hanno promesso dopo l’ultima riunione che i tassi d’interesse resteranno vicini allo zero, anche dopo che il tasso di disoccupazione avrà raggiunto l’obiettivo del 6,5%. Vale a dire che vedremo i tassi d’interesse sui livelli attuali almeno fino al 2015, a giudicare dalle previsioni di occupazione rilasciate dalla Fed. Gli economisti, tanti non convinti della teoria della stagnazione secolare, sono ancora alla ricerca dei motivi dietro alla lenta espansione. Si potrebbe trattare dell’effetto degli alti debiti delle famiglie- che ancora incidono sul livello dei consumi - della politica fiscale sia a livello statale che federale, dei danni provocati dalla crisi al sistema finanziario, della scarsa propensione al rischio sia da parte dei consumatori che da parte delle imprese o semplicemente della mancanza di strumenti di stimolo da parte della Federal Reserve. Washington rimane uno dei freni all’espansione economica e Ben Bernanke nel corso del suo mandato ha cercato più volte il supporto del Congresso per trovare un equilibrio fiscale ma le battaglie tra repubblicani e democratici degli ultimi quattro anni hanno reso il compito più difficile.

La presidenza Bernanke è stata un successo? Se si considera il mandato ufficiale della Federal reserve, la stabilità dei prezzi e l’occupazione, i risultati sono da considerarsi misti. Alla fine di gennaio Bernanke lascia il suo incarico con l’economia lontana dalla piena occupazione e l’inflazione al di sotto dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve. Se si considera invece il suo obiettivo di rendere la Federal Reserve più aperta e la comunicazione più chiara allora la missione di Ben Bernanke si può definire un successo. L’ultimo comunicato della banca centrale contiene non solo le motivazioni che supportano dettagliatamente la decisione del Federal Open Market Committee, ma anche le previsioni di crescita economica fino al 2016. E Bernanke ha parlato con i giornalisti in conferenza stampa, l’ultima del suo mandato, per oltre un’ora. Un netto cambiamento di direzione rispetto alle dichiarazioni criptiche lasciate alla libera interpretazioni del suo successore Alan Greenspan e alla mancanza di dialogo con i giornalisti. L’obiettivo primario di Ben Bernanke era migliorare la comunicazione della Federal Reserve e rendere la banca centrale più aperta.

Nel corso dei suoi otto anni alla guida della banca centrale Bernanke ha utilizzato la comunicazione per rassicurare e preparare i mercati. E’ successo anche dopo la sua ultima decisione quando e’ riuscito a far capire al mercato che la riduzione degli stimoli non equivale necessariamente all’imminente aumento dei tassi di interesse. E Bernanke nel corso degli ultimi anni è riuscito anche a guadagnare i consensi di chi in passato forse non seguiva le decisioni della banca centrale. La Federal Reserve non è un’istituzione popolare e non vuole esserlo, deve agire per il bene dell’economia e in maniera indipendente dai vertici della politica. Da una ricerca condotta dal Pew Research Center nel 2008 era emerso che il 24% degli americani aveva un’opinione favorevole di Bernanke, percentuale che nel settembre del 2013 e’ salita al 38%.

Mentre tirava le somme in conferenza stampa, Bernanke ha detto che la Fed dovrebbe essere più preparata per le crisi e ha dichiarato di rimpiange di essere stato troppo lento nel riconoscere la crisi finanziaria. E’ forse questo il passaggio di consegne per il nuovo Presidente della Federal Reserve Janet Yellen.

 

 

 

 

 

 

 

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