- La crescita economica della Cina nel 2022 è crollata ad uno dei livelli peggiori in quasi mezzo secolo, dopo che il quarto trimestre è stato colpito duramente dalle severe limitazioni contro il Covid-19 e dal crollo del mercato immobiliare, aumentando le pressioni sui responsabili politici per l'introduzione di maggiori stimoli quest'anno.
La crescita trimestrale e alcuni indicatori di dicembre, come le vendite al dettaglio, hanno battuto le aspettative del mercato, ma gli analisti hanno notato che l'impulso economico complessivo in Cina è rimasto debole e hanno evidenziato le sfide che Pechino deve affrontare dopo aver bruscamente revocato la politica "zero-Covid" il mese scorso.
Il prodotto interno lordo (Pil) è cresciuto del 2,9% nel periodo tra ottobre e dicembre rispetto a un anno prima, in base ai dati dell'Ufficio nazionale di statistica (Nbs), in rallentamento rispetto al ritmo del 3,9% del terzo trimestre. Il tasso ha comunque superato l'espansione dello 0,4% del secondo trimestre e le aspettative del mercato al +1,8%.
L'improvviso allentamento delle severe misure contro il virus da parte di Pechino ha alimentato le aspettative di una ripresa economica quest'anno, ma ha anche portato a un forte aumento dei casi di Covid-19 che, secondo gli economisti, potrebbe ostacolare la crescita a breve termine. Il crollo del settore immobiliare e la debolezza della domanda globale fanno sì che la ripresa della crescita dipenda principalmente dai consumatori.
"Il 2023 sarà un anno difficile per la Cina: non solo dovrà affrontare la minaccia di nuove ondate di Covid-19, ma anche il peggioramento del mercato immobiliare residenziale e la debolezza della domanda globale per le esportazioni del Paese costituiranno un freno significativo", ha scritto in una nota Harry Murphy Cruise, economista di Moody's Analytics.
Per il 2022, il Pil ha registrato un'espansione del 3,0%, mancando di poco l'obiettivo ufficiale "intorno al 5,5%" e frenando bruscamente rispetto alla crescita dell'8,4% del 2021.
Se si esclude l'espansione del 2,2% dopo l'impatto iniziale del coronavirus nel 2020, si tratta del peggior risultato dal 1976 - l'ultimo anno della decennale Rivoluzione Culturale che ha distrutto l'economia.
"I dati sull'attività a dicembre hanno sorpreso ampiamente al rialzo, ma restano deboli, in particolare nei segmenti della domanda come la spesa al dettaglio", ha detto in una nota Louise Loo, economista senior di Oxford Economics.
"I dati finora disponibili confermano la nostra opinione di lunga data secondo cui la riapertura della Cina sarà inizialmente alquanto anemica, con la spesa per i consumi che sarà il principale fattore mancante nelle fasi iniziali", ha affermato Loo.
Un sondaggio Reuters prevede che la crescita rimbalzerà al 4,9% nel 2023, in quanto i leader cinesi si stanno muovendo per affrontare alcuni fattori chiave che frenano la crescita: la politica "zero-Covid" e la grave flessione del settore immobiliare. La maggior parte degli economisti prevede una ripresa della crescita a partire dal secondo trimestre.
Un forte rimbalzo in Cina potrebbe attenuare la prevista recessione globale, ma potrebbe anche provocare ulteriori grattacapi inflazionistici a livello mondiale, proprio mentre i banchieri centrali stanno iniziando a domare le impennate record dei prezzi.