COSA ATTENDERSI DALLE ELEZIONI TEDESCHE?

Settembre 20, 2013

germaniaCOSA ATTENDERSI DALLE ELEZIONI TEDESCHE?
ospitiamo un post di
Bernard Guetta
TRADUZIONE DI (Traduzione di Andrea Sparacino)
Sono elezioni nazionali che si terranno in un unico paese, la Germania, che nonostante la sua forza economica non può competere con la rilevanza mondiale degli Stati Uniti. Tra l’altro non c’è nemmeno molta suspense, perché la cancelliera uscente otterrà con ogni probabilità il suo terzo mandato, e l’unica incognita riguarda chi tra i liberali e la sinistra entrerà a far parte della coalizione di governo.

Eppure non c’è un solo paese europeo in cui la campagna elettorale in Germania non venga seguita attentamente giorno dopo giorno, dove i sondaggi tedeschi non siano esaminati a fondo e dove non si facciano previsioni sulle possibili conseguenze del voto di domenica.

Il motivo è semplice. Oggi qualsiasi scrutinio in un paese dell’Unione (a maggior ragione se è uno dei più grandi) riguarda tutti e 28 i membri più i paesi candidati, e di conseguenza viene vissuto come un appuntamento di carattere europeo. È già accaduto con le ultime presidenziali francesi, seguite con fermento in tutta Europa. La storia si ripete oggi con le legislative tedesche, e non soltanto perché la Germania è la prima potenza economica del Vecchio continente.

Certo, il ruolo di Berlino ha una sua rilevanza, perché la ricchezza della repubblica federale le concede un peso tutto particolare in Europa, dove ormai non si può muovere un passo senza il suo benestare. L’aspetto fondamentale, comunque, è che i tedeschi non eleggeranno (in questo caso rieleggeranno) soltanto il loro cancelliere, ma anche un membro del Consiglio europeo, l’istituzione dove siedono i 28 capi di stato e di governo.

Il Consiglio è ormai diventato il luogo dove si decidono le politiche che verranno applicate nei diversi paesi dell’Ue, anche se non tutto viene stabilito a livello europeo. Non è il Consiglio ad aver approvato l’intervento della Francia in Mali o la posizione di Parigi sulla Siria. La politica estera, la difesa, l’istruzione, la cultura, il codice del lavoro, l’impatto dell’assistenza sociale, l’organizzazione della giustizia e le leggi come quella che in Francia ha da poco legalizzato i matrimoni omosessuali continuano a essere appannaggio dei singoli stati, ma i leader nazionali hanno sempre più la tendenza a prendere decisioni insieme. Dopo il crack di Wall Street e la crisi del debito pubblico i grandi orientamenti economici vengono stabiliti dal Consiglio.

A questo punto è evidente che i paesi europei usciranno dalla crisi insieme, i più deboli accanto ai più forti, ma questa forma di governo continentale è anche una delle cause del disamore tra l’Europa e gli europei, che si domandano sempre più spesso chi abbia eletto questo consiglio che governa sulle loro vite, sulla spesa pubblica dei loro paesi e sul loro indebitamento. In un certo senso si tratta di interrogativi legittimi, ma gli europei dimenticano che in realtà sono loro a eleggere i membri del Consiglio. L’attuale situazione rende assolutamente necessario un profondo cambiamento istituzionale all’interno dell’Unione, ma resta il fatto che quando gli europei eleggono il loro primo ministro o il loro presidente, stanno affidando un mandato alla persona che li rappresenterà nel direttorio europeo.

 

FONTE WWW.INTERNAZIONALE.IT

 

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