Cosa significa la parola maratona in borsa?

Ottobre 18, 2012

Nella sua opera immaginò tutta una serie di viaggi fantastici, alcuni addirittura nello spazio, ma in ogni caso le sue narrazioni avevano sempre uno scopo polemico, contenuto in genere nella chiusa dell'opera. Fra i suoi moltissimi scritti figura anche una "Storia Vera", dove l'intento satirico è evidenziato dal fatto di essersi inventato ogni sorta di leggende fantastiche, intendendo dire "vedete come è facile ingannare i lettori?"

E' in questo ambito che cita l'episodio del'emerodromo Filippide (l'esatta grafia ateniese del nome è questa), spedito da Milziade ad avvertire gli ateniesi della vittoria ("χαίρετε, νικῷμεν" o anche "Νενικήκαμεν"). In realtà la missione si rese necessaria a causa del fatto che i Persiani sconfitti erano sopravvissuti in moltissimi, fra cui tutta la cavalleria, ed il timore era che anzichè tornarsene al loro Paese facessero rotta su Atene, raggiungibile via mare in una sola giornata.
Lo storico Erodoto, che non era rigoroso come si chiede al giorno d'oggi ma ci sapeva fare ed inoltre era contemporaneo dei fatti che narrava, cita la missione dell'emerodromo, ma riferisce che si chiamava Tersippo, oppure Eucle secondo altre versioni, ma non accenna alla sua morte, che sembra essere quindi una invenzione di Luciano di Samosata.
Come noto lo stesso Erodoto accenna invece (mentre Pausania narra per esteso) che un emerodromo chiamato Filippide (Pheidippidas era la grafia spartana) venne spedito a Sparta, prima della battaglia, per chiedere aiuto alla grande rivale di Atene, non certo in virtù di una solidarietà nazionale che i greci non sapevano neanche cosa fosse, ma in vista di un comune interesse (dopo di noi toccherà a voi). I militaristi spartani di fare una guerra vera contro un esercito più forte del loro, col rischio di prenderle, non ne avevano la minima intenzione, per cui accamparono scuse e rimandarono indietro il povero Filippide a mani vuote. Sulla via del ritorno, ad una trentina di chilometri da Atene, egli incontrò il dio Pan, che gli disse di rassicurare gli ateniesi circa la sua protezione nell'imminente battaglia. Siamo giusti, a quel punto Filippide aveva percorso oltre 400 chilometri in 4-5 giorni e quindi qualche allucinazione ci sta!
Gli spartani, furbi!, inviarono però il loro esercito in modo che arrivasse qualche giorno dopo la battaglia, con il malcelato intento di approfittare delle circostanze: arriviamo lì, quando gli ateniesi sarrano stati sconfitti, e facciamo fuori i persiani che saranno a loro volta piuttosto malconci, ma dovettero a malincuore limitarsi ad ammettere che gli ateniesi avevano combattuto proprio bene. Dopo di che furono rispediti al loro paese, non senza aver pagato le spese per i danni che avevano causato sul territorio ateniese durante la "missione di soccorso".
La vera competizione moderna che ricorda quegli antichi ma fondamentali avvenimenti è dunque la Spartathlon. Infatti senza quella battaglia la Storia della Civiltà Occidentale avrebbe probabilmente preso tutta un'altra piega. Chissà!
Ma tutto ciò non sposta di una virgola il fascino assunto nel tempo dalla gara inventata dal De Coubertin, forse ben al di là delle sue intenzioni. Questa prova venne inserita nei Giochi allo scopo dichiarato di dare ai greci una occasione di rifarsi per le continue sconfitte subite nel corso dei Giochi stessi.

 

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