Effetto Chrysler sui profitti di Fiat

Aprile 27, 2012
Torniamo ai conti, approvati ieri dal consiglio d'amministrazione riunito a Detroit: a livello consolidato il primo trimestre 2012 vede un fatturato di 20,2 miliardi, di cui 12,5 targati Chrysler e 8,7 Fiat. Questi ultimi calano del 5,7% rispetto al 2011, contro un -7,3% per Psa Peugeot Citroen e -9% per Renault, mentre (si veda qui sotto) crescono Volkswagen e Hyundai. L'utile della gestione ordinaria è stato di 866 milioni contro i 251 del 2011 (quando Chrysler non era ancora consolidata). L'Ebitda è stato di 1.929 milioni (contro 841) e l'utile netto di 379 milioni (contro 37). Senza Chrysler, Fiat avrebbe chiuso la gestione ordinaria in rosso per 6 milioni contro l'attivo di 251 di un anno prima; il risultato netto sarebbe stato negativo per 273 milioni contro l'attivo di 37 del 2011. L'indebitamento netto delle attività industriali del gruppo è salito a 5,77 miliardi di euro dai 5,52 di fine dicembre (di cui 3,8 per la sola Fiat senza Chrysler). Il gruppo ha per ora riconfermato gli obiettivi per l'intero 2012: 77 miliardi di ricavi, utile di gestione a 3,8-4,5 miliardi, utile netto a 1,2-1,5 e indebitamento tra 5,5 e 6 miliardi. L'eventuale aggiornamento arriverà a fine ottobre con i risultati del 3° trimestre: «I prossimi due trimestri saranno decisivi» e la ripresa arriverà nella migliore delle ipotesi a fine anno.
Dal punto di vista dei segmenti di attività, Fiat ha cambiato il modo di esporre i risultati, che ora sono per regioni. Come anticipato da Sergio Marchionne a gennaio, l'Europa è in rosso: le attività nel Vecchio continente (marchi di lusso esclusi) hanno perso a livello di gestione 207 milioni, praticamente il doppio rispetto ai 106 dello stesso periodo del 2011; il Nordamerica ha guadagnato 681 milioni, il Sudamerica 235 e l'Asia 85. In crescita l'utile dei marchi Ferrari e Maserati (da 62 a 71 milioni) e sostanzialmente stabile quello dei componenti (36 milioni).
«Date le circostanze in Europa, sono risultati eccezionalmente robusti» ha detto ieri Marchionne. La Borsa non è stata dello stesso parere, nonostante i profitti abbiano superato le attese degli analisti: le azioni ordinarie Fiat hanno ceduto il 5,1% a 3,738 euro. Hanno pesato il rosso operativo in Europa e il calo dei profitti in Sudamerica. In tarda serata, poi, è giunta una nota di Standard and Poor's che ha tagliato il rating di Fiat a BB- da BB, mantenendo l'outlook stabile.
In Europa, dove i ricavi sono calati del 13% a 4,5 miliardi, è in atto una vera e propria guerra dei prezzi. «Cercare di conservare quote di mercato in una situazione di mercato come questa non ha senso» ha detto Marchionne, che ha ribadito l'appello a una gestione europea dei tagli alla capacità produttiva ma ha ammesso che finora non è stato molto ascoltato. In questa situazione, dice, non ci sono alternative alla frenata sugli investimenti: «A parte quelli per la 500 Large, ci sarà poco». E all'analista che gli chiedeva come farà Fiat a mantenere le quote fra due anni se non investe adesso, il manager ha risposto: «Noi continuiamo a investire, solo che investiamo altrove. Ma nel momento in cui il mercato in Europa dovesse ripartire possiamo trasferire le piattaforme qui: tra la decisione di investire e l'industrializzazione ci vogliono meno di 24 mesi».
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