Effetto Giappone e debolezza small cap influenzano Wall Street ad inizio settimana
ospitiamo un post di LINA CAGOSSI
Le notizie giunte dal Giappone hanno colto il mercato di sorpresa, la contrazione del Pil per il secondo trimestre consecutivo porta il Paese in recessione e sorprende gli economisti che si aspettavano nel terzo trimestre un’espansione superiore al 2%. I mercati asiatici sono stati i primi a reagire e abbiamo visto ribassi anche in Europa e debolezza qui negli Stati Uniti dove le notizie di operazioni societarie non riescono a dare una spinta decisa ai listini.
Kenny Polcari, Direttore delle operazioni sul floor per O’Neil Securities, sottolinea che questa ultime indicazioni dimostrano che il recupero globale e’ ancora a rischio e che il mercato adesso si aspetta un nuovo intervento dalla Banca del Giappone mentre spera in un’azione decisa dalla Bce in Europa. Questa settimana l’attenzione degli investitori si concentrerà sui dati in cerca della conferma di un recupero lento seppur costante. Avremo i numeri relativi ad inflazione, attività manifatturiera, mercato immobiliare.
Il calo del prezzo del petrolio continua, Kenny lo definisce uno stimolo per tutti. Dai consumi ai trasporti – vedi le aerolinee – anche se resta meno positivo per le società che operano nel settore energetico. Che pero’ sta creando consolidamento in alcune aree, come nel caso della combinazione tra Hulliburton e Baker Hughes, accolta con favore dal mercato con gli investitori in cerca di nuove opportunità.
Kenny prevede in futuro trattative tra le diverse aziende del settore che dovranno adattarsi alla nuova dinamica globale di domanda e offerta, al ruolo degli Stati Uniti e al prezzo del petrolio – che potremmo vedere su questi livelli per un lungo periodo. Tuttavia Kenny si aspetta un intervento dall’Opec, pensa che il cartello si ritroverà’ costretto ad intervenire sulla produzione per facilitare l’aumento dei prezzi.
Anche questa settimana, come quella scorsa, gli indici potrebbero muoversi entro una banda di oscillazione molto limitata, mi dice Kenny, che non esclude nelle prossime settimane un ritracciamento seguito da un recupero che poterà lo S&P 500 a finire l’anno tra 2025 e 2050. Si tratterebbe di un guadagno tra l’11% e il 12% rispetto al 2013, un ritorno alla normalità, sottolinea Kenny.