Emergenti e BRIC: un “case study” amaro per l’investitore

Febbraio 27, 2014

OSPITIAMO UN POST DI FRANCESCO CARUSO

Emergenti e BRIC: un “case study” amaro per l’investitore

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Una delle scelte apparentemente più logiche e sensate e in realtà (almeno finora) peggiori e perdenti, in termini di investimento, degli ultimi tre anni è stata quella di continuare a acquistare e sovrappesare l’equity di BRIC e Emergenti.

Questo grafico mostra lo spread (a valuta neutrale) tra Europa e BRIC (LYXOR MSCI Europe : ISHARES BRIC50), con i segnali di lungo periodo (trimestrali) del nostro modello, che aveva indicato la maggior forza dell’Europa fin dal secondo trimestre 2011 (segnale long poco sopra 4, ora siamo a 6.60).
L’osservazione di questi spread tra le aree indica verso dove (e fuori da dove) si sta muovendo il denaro e, oltre a rappresentare per chi può e vuole operare con un concetto di “market neutral” delle ottime occasioni, evita all’investitore di fossilizzarsi in concetti di investimento che possono – anche per lunghi periodi – essere completamente ribaltati dall’azione reale del mercato. Inoltre, il rimanere investiti su un’area debole blocca denaro che potrebbe essere utilmente allocato sugli asset più forti.
I mercati non possono essere previsti ma possono, almeno, essere seguiti.
La sensazione, in estrema sintesi, è che qualcosa nello schema di crescita degli emergenti non sia andata per il verso giusto e che il loro vantaggio sia stato assorbito dalle grandi multinazionali USA le quali hanno tutti i problemi che ha il mercato USA. In questo caso, probabilmente il mercato ha semplicemente acquistato aspettative che non si sono verificate e ora si trova con in pancia posizioni eccessive dove ha perdite. Ma la questione non va vista come “perpetua”: è la foto di oggi. Questi mercati probabilmente restano il posto giusto dove stare nel lungo termine: ma forse lo pensavano in troppi e ora non c’è più nessuno che li compra, quindi il processo è dilazionato/sfasato di un ciclo. Il ciclo dove vinceranno gli emergenti sarà il primo ciclo inflattivo, che presumibilmente sarà il prossimo.

Bisogna piegarsi all’idea che nulla è tanto forte da essere esente dai movimenti ciclici e che non esiste nessuna idea che sia tanto “giusta” sui mercati da non necessitare di aggiustamenti, gradualità e attese: comunque i concetti della diversificazione e della forza relativa non esistono per caso.

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