
Circa due mesi fa dichiarava John J. Lee, manager di portafoglio alla PGB Trust&Investment: «Chi sta investendo in Facebook, pensando che sarà la prossima Google, potrebbe avere brutte notizie, strada facendo», se anche il mercato all’inizio farà di Facebook un vincitore, basta l’arrivo sulla piazza di una compagnia più forte e veloce con un quid in più e il valore del titolo si diluirà».
Per Luigi La Ferla, co-fondatore della LTP Trade di Londra, «più che di una bolla, si tratta di una manifestazione di eccesso razionale di cui sono capaci solo i mercati finanziari quando hanno a che fare con un qualcosa senza precedenti e, soprattutto, di inaspettato».
Se soltanto un giorno qualcuno decidesse di indire un giorno dello “slogo di massa” da Facebook per qualsiasi ragione, dai timori sulla privacy alla protesta per la finanziarizzazione stessa del social network, il valore del titolo crollerebbe: oltretutto, senza rischi di accusa di insider trading o turbativa dei mercati per nessuno. Neppure per chi, magari, quell’operazione l’ha posta in essere o facilitata, essendo posizionato short sul titolo. “Pump and dump”, appunto (questa considerazione è di Mauro Bottarelli che scrive per sussidiario.net).. Non è un caso, poi, che i pareri più negativi su Facebook e il suo valore giungano da investitori esterni agli Usa, per il 72% dei quali siamo di fronte a una palese sopravalutazione, parere condiviso dal 63% dei players statunitensi. «Ci sono troppo poche informazioni finanziarie per valutare un’azienda del genere e, inoltre, normalmente si tende a non voler comprare qualcosa che Goldman ha intenzione di vendere».
.Oltre le dichiarazione del grande Warren Buffet che non ha voluto proprio prendere in considerazione un investimento simile.
Insomma di avvertimenti di autorevoli personaggi ce ne sono stati,ma la massa preferisce prendere il pacco ed eventualmente comprarle a 44/45$.Lo schema si ripete .