La corsa sfrenata dell’azionario USA

Novembre 22, 2013

wallstreetLa corsa sfrenata dell’azionario USA
PERICOLO BOLLA?

OSPITIAMO UN POST DI LINA CAGOSSI
CORRISPONDENTE DA WALL STREET

New York - Finora il 2013 risulta il migliore anno in una decade per l’azionario americano con lo S&P 500 che ha guadagnato circa il 25% grazie al supporto della Federal Reserve e agli utili migliori del previsto per le aziende americane. L’indice contratta circa 17 volte le stime di utile, la migliore valutazione dal maggio del 2010, ed ha guadagnato il 144% dai minimi del 2009. Ci sono motivi per festeggiare e allora perche’ Wall Street appare cauta e preoccupata? Diverse le ragioni: lo scetticismo per i fondamentali dell’economia, ancora deludenti, e che non giustificano i rialzi della Borsa; una Federal Reserve che continua a riversare liquidità sui mercati e quindi a fornire un supporto artificiale con il pericolo della creazione di una bolla; e gli utili delle aziende statunitensi che non convincono perché non mostrano una reale crescita di attività ma solo un miglioramento dato dalla riduzione dei costi. “Sono solo un miraggio”, ha indicato l’imprenditore Carl Icahn qualche giorno fa nel corso di una conferenza organizzata da Reuters, “gli utili delle società sono supportati dai bassi tassi di interesse – e dai piani di riacquisto azionario –e non dall’abilità dei vertici delle aziende stesse”. Per questo motivo, secondo il famoso imprenditore, possiamo aspettarci un netto ribasso per l’azionario americano nel prossimo futuro.

Icahn ha versato acqua sul fuoco ma la sua opinione non è bastata a frenare la corsa dei listini. “Che cosa ha detto di nuovo Carl Icahn? Gli operatori sanno che il mercato è sopravvalutato e che non si basa sui fondamentali” sottolinea Kenny Polcari, Direttore delle operazioni sul floor del NYSE per O’Neil Securities. E’ vero ma la reazione del mercato alle parole di Carl Icahn è stata netta e decisa. Non prova molto relativamente alla direzione futura del mercato ma è il sintomo di un forte nervosismo tra gli operatori, che temono una brusca frenata della fase di guadagni e quindi reagiscono con le vendite ad ogni commento negativo.

La paura per la creazione – e quindi lo scoppio – di una bolla è presente sul mercato da diversi mesi. Janet Yellen, attualmente Vice Presidente della Federal Reserve e futura numero uno della banca centrale americana, se confermata dal Senato, ha indicato solo pochi giorni fa che la Fed ha ancora tanto lavoro da fare e che non c’è il pericolo di una bolla. Non supporta questa tesi Marc Faber, imprenditore americano noto per le sue previsioni pessimistiche sui mercati. Faber ritiene che si stia formando una bolla su diversi fronti, sul mercato obbligazionario, sull’azionario e in particolare sul settore finanziario, pompato dalle banche centrali. Secondo Faber la conferma di Janet Yellen alla guida della Federal Reserve potrebbe portare ad una bolla anche più grande. Nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente tv CNBC, Faber ha dichiarato che «vista la forte presenza di colombe all’interno della Federal Reserve, che vedono possibile un aumento degli stimoli piuttosto che una diminuzione, non c’e’ valore nell’azionario che potrebbe diventare anche più sopravvalutato».

La paura di una bolla non scoraggia gli investitori che versano nei fondi azionari i propri soldi al ritmo maggiore in 13 anni. L’azionario si conferma il miglior mercato per gli investimenti, viste le perdite legate all’obbligazionario che potrebbero peggiorare in caso di un aumento dei tassi di interesse. I rendimenti dei titoli di stato americani a scadenza 10 anni sono aumentati dall’1,9% di maggio al 2,7% attuali, movimento innescato dalle speculazioni relative ad una diminuzione degli stimoli da parte della Federal Reserve. Secondo i calcoli di Morningstar sono stati versati nei fondi azionari statunitensi 172 miliardi di dollari nei primi 10 mesi dell’anno. Una sorpresa rispetto ai 4 anni precedenti quando gli investitori avevano destinato mille miliardi di dollari all’obbligazionario, scottati dalla crisi finanziaria, ed hanno però perso per questo l’occasione di guadagnare dai rialzi dello S&P 500, che ha triplicato il proprio valore dai minimi.

Il 2014 potrebbe essere un altro anno positivo per l’azionario, secondo Goldman Sachs che ha pubblicato il suo rapporto sui temi chiave che caratterizzeranno il mercato nel 2014. Tuttavia secondo la banca, visto il raggiungimento di livelli record, lo S&P 500 potrebbe perdere intanto il 6% nei prossimi tre mesi e l’11% nei prossimi 12 mesi. Inoltre per Goldman Sachs c’e’ una probabilita’ al 67% di vedere una flessione del 10% nel corso del 2014. In un rapporto separato i responsabili delle strategie di Goldman Sachs hanno invece confermato l’obiettivo 1900 per lo S&P 500 per la fine del 2014, un aumento del 6% rispetto ai livelli attuali, 2.100 per il 2015 (+17%) e 2.200 alla fine del 2016 (+23%). Ancora piu’ ottimisti i responsabili delle strategie di Oppenheimer che per il 2014 si aspettano lo S&P 500 a quota 2.014 e per la fine di quest’anno prevedono un indice a quota 1812, circa l’1% in piu’ rispetto ai livelli attuali. Oppenheimer ritiene che i fondamentali miglioreranno il prossimo anno e supporteranno gli utili delle aziende.

Nonostante l’aumento dei soldi destinati ai fondi di investimento va ricordato che i volumi di scambio sono sui minimi storici, segnalano che tanti investitori dopo la crisi finanziaria non sono tornati sull’azionario per mancanza di fiducia. Tanti operatori sono rimasti a guardare negli ultimi mesi in attesa di entrare sul mercato solo in presenza di solidi segnali. E potrebbero scegliere di non partecipare nemmeno nelle prossime settimane e aspettare l’anno prossimo, visto che la Federal Reserve potrebbe decidere di ridurre gli acquisti di bond dal mercato, e quindi allentare gli stimoli, nel corso della riunione del FOMC (Federal Open Market Committee, il comitato direttivo di politica monetaria della Federal Reserve) di metà dicembre. La paura per una riduzione degli stimoli quindi permane ma i dati in miglioramento ci dicono che l’economia si sta rafforzando e potrebbe essere in grado di sostenere un aumento dei tassi di interesse. Dai verbali dell’ultima riunione del FOMC emerge che i membri della banca centrale hanno ipotizzato già nel mese di ottobre una riduzione degli stimoli nei prossimi mesi visto il miglioramento dei fondamentali. Tuttavia la gran parte degli economisti, secondo un sondaggio condotto da Bloomberg News, si aspetta una riduzione degli acquisti di bond dal mercato da parte della Fed, attualmente di $85 miliardi il mese, non prima di marzo del 2014, anche dopo aver letto i dati solidi sull’occupazione del mese di ottobre.

 

 

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