In Inghilterra l'economia e il mercato creditizio non hanno ancora recuperato un pieno stato di salute e il governo continua a detenere partecipazioni residue in alcune delle maggiori banche. I problemi che affliggevano il Paese cinque anni fa sono ancora presenti, seppure in forma meno grave. Queste difficoltà sono state sia sottolineate di recente dal "Financial Times" con articoli sulla decisione della FSA - Financial Services Authority - di allentare ulteriormente la normativa bancaria per incoraggiare il credito e sostenere il sistema finanziario, e riprese la settimana scorsa anche in un discorso del governatore della Banca d'Inghilterra alla London School of Economics, dove ha spiegato che si può contribuire ad evitare le crisi finanziarie anche permettendo alle banche centrali una maggior flessibilità sugli obiettivi di inflazione.
L'Europa, il terzo sistema finanziario più importante del mondo occidentale, deve affrontare problemi tutti suoi. A cinque anni dal picco della crisi abbiamo vissuto questa strana situazione in cui il corteo di auto del Cancelliere tedesco Angela Merkel, volata ad Atene per cercare di risolvere la questione dei continui aiuti alla Grecia, attraversava una città affollata di manifestanti non autorizzati. Abbiamo scritto molte volte della discutibile sostenibilità di una moneta unica tenuta in piedi da motivazioni politiche, e l'accesso ai finanziamenti per gli Stati, i cittadini e le imprese rimane difficile in molte parti di questo apparato.
Siamo convinti che il sistema finanziario complessivo sia dunque da migliorare con una combinazione sia di interventi governativi sia privati. Su questo fronte, gli Stati Uniti hanno aperto la via e l'Inghilterra li segue a distanza, si spera con risultati positivi. Tuttavia, in Europa i problemi sono esacerbati dal regime della moneta unica, in cui la necessità di un intervento politico è relativamente più grande che l'esigenza di cambiamenti nel settore privato. Continuiamo a chiederci con preoccupazione se le autorità attueranno i necessari interventi politici. Così, a cinque anni di distanza, sembra che i Paesi occidentali stiano percorrendo il cammino verso l'uscita dalla crisi, anche se con diverse velocità e differenti livelli di successo.