L'APOSTROFO come nasce?

Ottobre 14, 2013

apostrofoL'APOSTROFO

Fino ad oggi abbiamo usato questa rubrica per segnalare curiosità e novità nel mondo finanziario,oggi abbiamo scelto di parlare anche di altri argomenti,che simpaticamente si sposano bene con lettura o altro.

L’apostrofo era un segno noto già nell’antichità. Certo, se si considera che l’abitudine di scrivere separando le parole si è diffusa intorno al IX secolo, diventando consueta solo dall’XI secolo in poi.Nei testi dei grammatici latini si trovano indicazioni sull’apostrofo, solitamente collocato tra gli accenti.

Nel quattrocento l'apostrofo non esisteva ancora, era consuetudine scrivere luomo,longegno,lanima e altro.Nel Cinquecento, venne il Bembo (famoso teorico della lingua italiana), a riordinare tale faccenda , e sull'esempio de Greco introdusse l'apostrofo per indicare l'elisione di una vocale in fine di parola foneticamente fusa con una successiva parola cominciante con altra vocale.

L'innovazione apparve la prima volta in un'edizione del Petrarca stampata dal Manuzio del 1501.Da quel momento ci siamo tutti accordati e scriviamo l'uomo,l'ingegno,l'anima.che l’apostrofo verrà introdotto in abbondanza per segnare elisioni (Voi ch’ascoltate), aferesi (e ’l van dolore) e apocopi (i’ che l’ésca amorosa al petto avea, ma anche reduci i pensier’ vaghi). Questo segno, però, non si diffuse facilmente.

Il termine deriva dal gr. apóstrophos «rivolto altrove, indietro», da apostrépho«volgo indietro o in senso contrario»

Il Novecento ha conferito all’apostrofo definitiva regolarità: già il manuale di Giuseppe Malagoli (1905) propone un compendio degli usi pressoché identico a quelli delle grammatiche attuali

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