RUMORS DEL 23 LUGLIO
Unicredit
Con un comunicato il gruppo 'accoglie con soddisfazione la decisione dell'Eba di non aprire un'indagine sulla base della richiesta presentata da Caius Capital e di confermare la posizione del 2012 riguardo al trattamento dei Cashes'. La decisione, sottolinea la banca, 'conferma quanto dichiarato da UniCredit in precedenza, ovvero che il trattamento dei Cashes è stato esaminato e confermato da tutte le autorità competenti e che le azioni ordinarie di UniCredit devono essere computate come Cet1'. UniCredit, prosegue il comunicato, 'ha notificato alle autorità
competenti del mercato le azioni di Caius Capital alla luce di possibili abusi di mercato'. UniCredit 'sta inoltre valutando qualsiasi altro ricorso al fine di tutelare i propri stakeholder, azionisti e obbligazionisti'.
ALITALIA
-Si riapre il dibattito sul futuro di Alitalia. Anche per il contributo del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che nei giorni scorsi ha indicato l'obiettivo di mantenere in mani italiane il controllo della compagnia aerea. Purtroppo pero', scrive Milano Finanza, il dibattito sul futuro del vettore rischia di essere guidato ancora una volta dagli interessi di bottega, economici e finanziari, che hanno portato in questi anni al progressivo smantellamento di quella che fu una delle piu' grandi aziende italiane. La gestione commissariale in poco piu' di un anno ha portato qualche miglioramento, riuscendo a incrementare i ricavi passeggeri (quelli del primo semestre risultano in crescita del 10,6%) e a ridurre i costi di circa il 10%, intaccando anche quelle voci di spesa ormai fuori mercato rispetto alla concorrenza, come i canoni di leasing (-24,1%) e il prezzo del carburante (-12,1%), condizionati da contratti preesistenti e svantaggiosi. Ma per ammissione degli stessi commissari straordinari, i numeri sono ancora ben lontani dal garantire un bilancio in utile, che in Alitalia manca ormai da 18 anni. Troppo pesante la zavorra ereditata dalle gestioni precedenti: la strumentalizzazione delle disfunzioni aziendali e delle conseguenti perdite e' stata finalizzata alla deprivazione di asset aziendali indispensabili. A ogni giro, si dava in pasto un pezzo di azienda, con risultati paradossali. I limitati introiti una tantum derivanti dalle dismissioni sono stati immediatamente e ampiamente compensati dai piu' elevati costi dell'outsourcing. Si e' abbandonata la manutenzione diretta degli aeromobili, che ora fa perdere tempo prezioso al loro impiego operativo e soprattutto i bei soldi che faceva incassare essendo svolta anche a favore di terze compagnie. Si e' ceduta la gestione diretta del sistema di prenotazioni. A Fiumicino e' venuto meno per anni il terminal esclusivo che l'ha fatta dipendere dai servizi di terzi, a prezzi evidentemente vantaggiosi per questi ultimi. A Trieste e' stato chiuso l'unico master in diritto internazionale aereo, istituito con fondi europei, che per anni ha formato gli specialisti nella negoziazione dei diritti di traffico. E, ancora, e' stata acquisita in leasing a caro prezzo la flotta a medio raggio di Air One, del tutto inutile rispetto all'obiettivo di estendere i collegamenti a lungo raggio; sono stati ceduti e poi riaffittati slot di traffico di grande pregio; si e' adottata una politica commerciale che ha puntato a massimizzare il numero di passeggeri trasportati, svendendo a favore dei partner il prezzo all'ingrosso dei biglietti. Troppi errori: dalla battaglia decennale tra Fiumicino e Malpensa, quando il concetto di hub e' divenuto obsoleto per via di aerei completamenti diversi in termini di capacita' di trasporto, alla assurda idiosincrasia verso Linate, all'investimento sulla tratta Roma-Milano mentre si stava completando l'alta velocita' ferroviaria. Centinaia di piloti sono andati via, a lavorare per la concorrenza, allettati dalle compagnie del Golfo o persino da low cost come Ryanair: la perdita in termini di spese di formazione e' incalcolabile. Piu' che i costi, da Alitalia sono stati esternalizzati i profitti. Alitalia non va solo salvata, va ricostruita. E soprattutto va abbandonata la continua ricerca del cosiddetto partner operativo forte, un socio di minoranza sul piano finanziario, che pero' condiziona pesantemente ogni scelta per difendere la sua rete di traffico. Che sia europeo, come Air France, EasyJet o Lufthansa , oppure extraeuropeo, come e' accaduto con Etihad, il conflitto rimane ineliminabile. Vengono in Italia, i partner stranieri, solo per prendersi il nostro traffico di lungo ragg
FINCANTIERI
Fincantieri ha firmato con Princess Cruises, brand di Carnival Corporation & plc, la più grande compagnia di crociere al mondo, un Memorandum of Agreement per la costruzione presso il cantiere di Monfalcone di 2 navi da crociera di prossima generazione da 175.000 tonnellate di stazza lorda, che saranno le più grandi finora realizzate in Italia, con consegne previste per la fine del 2023 e la primavera del 2025. Le unità ospiteranno circa 4.300 passeggeri e si baseranno su un progetto di prossima generazione, diventando le prime della flotta di Princess Cruises ad essere alimentate primariamente a gas naturale liquefatto (LNG). Si tratta della tecnologia di propulsione più avanzata e a minor impatto ambientale dell'industria navale, nonché del combustibile fossile più ecologico al mondo, che abbatterà significativamente le emissioni atmosferiche e l'utilizzo di gasolio."La piattaforma rivoluzionaria di queste navi da crociera di nuova generazione alimentate a LNG, introdurrà un design innovativo e un nuovo modo di concepire la vacanza per i nostri ospiti - un'ulteriore evoluzione della nostra offerta. Siamo impazienti di collaborare con Fincantieri per tradurre in realtà queste navi di prossima generazione e consegnare ai nostri ospiti un prodotto eccellente" ha dichiarato Jan Swartz, President di Princess Cruises.
A2A
FCA
"Le condizioni di Sergio Marchionne sono irreversibili", il presidente del gruppo John Elkann con una lettera scritta ai dipendenti saluta l'amico e a.d. che ha rilanciato il gruppo Fca presa sull'orlo del fallimento 14 anni fa.Al suo posto, Mike Manley, regista del boom di Jeep che già oggi incontrerà i manager del gruppo.
Gli analisti leggono la notizia come negativa per il gruppo e tagliano leggermente i target price. Si aprono intanto tutte le ipotesi di M&A. già a tempo portate avanti anche dall'ex a.d.