RUMORS E NEWS DEL 23 MAGGIO
TELECOM
Al consiglio Agcom di domani 24 maggio dovrebbe approdare il dossier della separazione della rete Telecom Italia per una prima analisi. Se l'esame sara' positivo si andra' avanti con la riunificazione del procedimento sulla separazione della rete con quello sull'analisi dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa gia' aperto dall'Autorita'.
Il 27 marzo Tim aveva depositato un progetto di separazione legale (non uno scorporo che contempla il gradino successivo della separazione proprietaria), cioe' una separazione dell'asset della rete che resta comunque controllato al 100% dalla casa madre. La rete, secondo alcune stime, vale intorno ai 15 miliardi.
Dalla prima analisi degli uffici, sempre secondo i rumors, emerge qualche carenza e inadeguatezza nel progetto proposto da Telecom Italia. Tim avrebbe pero' fornito integrazioni e domani il consiglio Agcom dovrebbe decidere se mettere in consultazione pubblica il progetto stand alone o se integrarlo nell'analisi di mercato gia' in via di conclusione che, nel caso, andrebbe ai tempi supplementari.
Considerati i vari passaggi previsti, ovvero la consultazione pubblica nazionale, il parere dell'Antitrust e quello della Ue, si andra' presumibilmente alla seconda meta' del 2018, intorno a novembre-dicembre rispetto alla prima meta' indicata precedentemente.
Morgan Stanley ha ridotto il prezzo obiettivo su Telecom I. da 1,2 a 1,1 euro, confermando la raccomandazione overweight. Il prezzo obiettivo scende per tener conto di un abbassamento delle stime di Ebitda "per via del cambio in Brasile e dei ritardi nel raggiungimento dei risparmi di costo in Italia. Alziamo poi il costo medio ponderato del capitale per cogliere i recenti movimenti dei titoli di Stato italiani. Ad ogni modo,", notano gli esperti, "il nuovo target price implica ancora un margine di rialzo potenziale del 50% e riteniamo che l'azione sia su prezzi troppo bassi per essere ignorata".
DIGITAL 360
Digital 360 , società attiva nella diffusione della cultura tecnologica che si occupa di mettere in contatto l'offerta e la domanda di prodotti e servizi digitali, potrebbe mettersi in luce in Borsa.
La società ha comprato 4mila azioni proprie, pari allo 0,025% del capitale sociale, ad un prezzo medio ponderato di 1,1925 euro ciascuna, per un valore complessivo di 4.770 euro.L'acquisto si è realizzato in più tranche, attraverso l'intermediario abilitato CFO Sim Spa, dall'8 all'11 maggio 2018.
Si ricorda che la società ha recentemente partecipato all'Investor Day organizzato IR Top Consulting, società di consulenza partner di Borsa Italiana, durante il quale sette aziende, fra le migliori per quanto riguarda i risultati economici, hanno illustrato i dati di bilancio del 2017 e gli obiettivi di crescita.
Digital 360 è stata apprezzata per i dati del 2017: i ricavi si sono attestati a 14,3 milioni di euro, in crescita del 12% su base annua, mentre l'Ebitda consolidato è stato positivo per 1,7 milioni di euro, in linea con l'anno precedente.
FNM
Il Cda di FNM ha confermato Andrea Angelo Gibelli quale presidente esecutivo attribuendogli le deleghe operative e ha nominato Gianantonio Arnoldi quale vice presidente.
Il board ha inoltre provveduto ad accertare la sussistenza dei requisiti normativi e statutari in capo ai propri componenti ai fini della regolare costituzione dell'organo amministrativo.
DIRITTI TV
-Sono ripresi i lavori dell'assemblea della Lega Serie A rimasta aperta da ieri per un ulteriore approfondimento sui diritti televisivi per il triennio 2018-2021. I club del massimo campionato esamineranno un parere legale stilato dagli avvocati per valutare le conseguenze di una eventuale risoluzione del contratto con Mediapro, la societa' spagnola che si e' aggiudicata i diritti ma che non ha ancora versato la fideiussione da 1,2 mld euro. Da quanto si apprende la Confindustria del Calcio non e' piu' orientata a chiedere anticipi agli spagnoli ma direttamente l'intera garanzia bancaria; altrimenti si procedera' alla risoluzione del contratto. Su quest'ultimo punto ieri hanno votato a favore 11 presidenti su 12 (la maggioranza necessaria per far passare la mozione), salvando quindi Mediapro per un solo voto
FIERA DI MILANO
Il gruppo oggi presenta il piano strategico 2018-2022. Di seguito i punti principali.
Crescita sostenibile di lungo periodo.
Forte aumento dei risultati e solida generazione di cassa nel quinquennio.
Focus sul rafforzamento del portafoglio manifestazioni di proprietà e di terzi, sviluppo dei servizi e dei congressi .Target consolidati 2018-2022: Ricavi medi annui a 260-280 milioni di euro; EBITDA medio annuo pari a 28-32 milioni di euro; Utile netto annuo per tutto il periodo di Piano, a prescindere dalla stagionalità tipica del business; Posizione finanziaria netta positiva per 70-90 milioni di euro a fine Piano rispetto a debito di 0,8 milioni a fine 2017.L'Amministratore Delegato e Direttore Generale di Fiera Milano, Fabrizio Curci, ha commentato: "Il nostro piano quinquennale si basa sulla solidità del nostro modello di business, sulle caratteristiche di eccellenza di Fiera Milano, ulteriormente rafforzate dagli investimenti sui quartieri, oltre che sull'attrattività di Milano e la sua internazionalità. Ci focalizzeremo sulla crescita organica delle manifestazioni, su una maggiore penetrazione dei servizi ed un efficientamento dei costi. Altro punto fondamentale del Piano sarà la valorizzazione delle nostre risorse umane, elemento indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La risultante generazione di cassa e il consolidamento finanziario ci consentiranno di valutare le opportunità di ulteriore crescita che si presenteranno sul mercato."
GOVERNO
La laboriosa nascita del governo targato Lega-M5S viene seguita con grande apprensione dalla finanza internazionale. Al punto che, se le condizioni di fondo non cambiassero, alcuni soggetti presenti da tempo sul mercato italiano potrebbero rivedere la strategia sul Paese e alleggerire la presenza nella piazza di Milano. Sono questi gli umori che si respirano in questi giorni nelle banche d'affari e nei grandi studi legali, dove, si sa, gli investitori internazionali sono interlocutori molto ascoltati. A preoccupare, si legge su MF, non e' soltanto il programma presentato dalla coalizione giallo-verde, che antepone le logiche di un certo statalismo d'antan alle ragioni del mercato e della finanza, ma anche la sensazione che il perdurante clima di incertezza potrebbe determinare un avvitamento simile se non peggiore a quello registrato nel 2011. Un dietrofront potrebbe rivelarsi doppiamente mortificante se si pensa che proprio nell'ultimo anno la piazza di Milano era diventata particolarmente attrattiva per molte istituzioni. Alcune grande banche d'investimento avevano ad esempio deciso di rafforzare il proprio desk italiano, sia per l'entrata nel vivo di Brexit sia soprattutto per il regime fiscale finalizzato a favorire i rientri in Italia. A muoversi per prima e' stata Goldman Sachs con il trasferimento di diverse decine di banker (tra cui il co-head dell'investment banking italiano Francesco Pascuzzi) e un cambio di sede; altre banche negli ultimi mesi avrebbero preso in esame soluzioni simili, anche alla luce delle opportunita' di investimento offerte dal mercato italiano. L'esito elettorale ha pero' congelato numerosi progetti che adesso, alla luce del programma presentato dall'esecutivo in pectore, potrebbero essere definitivamente accantonati. "Stiamo seguendo con apprensione le dichiarazioni degli esponenti dell'eventuale nuovo governo", si confida a MF-Milano Finanza il country manager di una banca internazionale presente da molto tempo in Italia. "Devo ammettere che non ci saremmo aspettati uno scenario di questo genere e, stando al programma, in futuro lavorare con l'Italia potrebbe rivelarsi molto complesso". Esiti simili si potrebbero registrare anche nel mondo del private equity. Se negli anni scorsi alcuni fondi avevano chiuso le sedi italiane, negli ultimi mesi si stava registrando un'incoraggiante inversione di tendenza. Merito ancora una volta delle potenzialita' del mercato italiano su cui si stavano registrando significativi volumi di M&A. Basti pensare che, se nel 2017 il numero e il controvalore delle operazioni di m&a estero su Italia e' calato rispetto al 2016 (578 deal per quasi 43 miliardi di euro), nello scorso mese di gennaio c'e' stata un'inversione di tendenza sia rispetto a dicembre che rispetto al gennaio 2017, con ben 51 operazioni per un importo complessivo di 1,4 miliardi