Shutdown minimo effetto sull'occupazione USA
POST DI LINA CAGOSSI corrispondente da Wall Street
New York - I dati sul mercato del lavoro americano di ottobre hanno sorpreso economisti ed investitori e forse confuso inizialmente non solo sull’effetto della chiusura di 16 giorni del Governo ma anche sulle dinamiche del mercato del lavoro stesso. "Non mi aspettavo una creazione di oltre 200 mila posti di lavoro, un ritmo di crescita davvero sorprendentemente positivo" dice Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital. Se da una parte l’economia ha creato nettamente più posti di lavoro del previsto, quasi il doppio rispetto ad alcune previsioni, dall’altra la partecipazione alla forza lavoro è scesa ancora e il tasso di disoccupazione è aumentato dai minimi di 5 anni. Un effetto seppur limitato della chiusura del Governo, dicono gli economisti, che ha portato alla sospensione temporanea di un milione e mezzo di dipendenti pubblici. Senza questo fattore il tasso di disoccupazione sarebbe potuto scendere fino al 7% per effetto del restringimento della forza lavoro.
L’effetto dello shutdown non è però stato determinante sui numeri dell’occupazione di ottobre. «Lo shutdown ha avuto solo un minimo effetto sui dati relativi ai posti di lavoro creati», spiega Paul Ashworth, economista per Capital Economics in una nota «il settore manifatturiero ha creato 19 mila posti di lavoro, 11 mila i nuovi impiegati dal settore costruzione edile e la grande distribuzione ha assunto 44 mila nuovi dipendenti. Il settore pubblico ha perso solo 12 mila posizioni perché i dipendenti temporaneamente sospesi hanno ricevuto la paga per i giorni perduti quando sono rientrati e quindi sono stati conteggiati come impiegati nel periodo».
Alcuni economisti vedono lo stesso effetto sul tasso di partecipazione alla forza lavoro – per cui non si è tenuto conto invece dei dipendenti pubblici sospesi come occupati. Dai dati risulta che in ottobre 720 mila persone hanno smesso di cercare un’occupazione portando il tasso di partecipazione (LFPR ovvero Labor Force Participation Rate) al 62,8% dal 63,2% di settembre, sui minimi di 35 anni. E’ vero che forse è un movimento provocato dallo shutdown anche se i critici sottolineano che il tasso di partecipazione era sui minimi dal 1978 anche il mese prima della chiusura del Governo – ed è molto basso da mesi, se non anni.
Il tasso di disoccupazione U-6, che tiene conto di diversi fattori trascurati dai dati sul mercato del lavoro, è poi aumentato ancora e passa al 13,8% dal 13,6%. Il dato include chi un lavoro l’ha trovato ma si e’ accontentato – risultando quindi sottoccupato – o ha accettato un impiego part-time o ha esaurito le rate del sussidio di disoccupazione e quindi non viene incluso nella lista dei senza lavoro.
I numeri del mese di settembre sono stati rivisti al rialzo e mostrano una creazione di occupazione maggiore delle attese ma anche con la revisione gli Stati Uniti in totale occupano un milione e mezzo di persone in meno rispetto a prima della crisi. La qualità dei posti di lavoro creati preoccupa ancora gli economisti. Le nuove posizioni in ristoranti, alberghi e grande distribuzione contano per oltre un terzo del totale dei posti creati ad ottobre e i salari medi orari sono aumentati solo del 2,2% nell’ultimo anno.
«Gli ostacoli per la ripresa dell’occupazione sono tanti», mi racconta Donna Sweidan, Executive Career Consultant per Careerfolk che lavora come consulente per diverse società ed agenzie "credo che le aziende abbiano paura di assumere nuovo personale. Hanno trovato il modo di produrre di più con meno risorse, di pagare di meno i propri dipendenti e assumere personale esterno temporaneamente quando ne hanno bisogno. In questo modo possono evitare le spese legate all’assicurazione sanitaria e ad altri benefici".
Peter Cardillo spiega che "l’effetto Obamacare continua a frenare la creazione di occupazione, soprattutto full-time. Senza l’ombra di Obamacare la creazione di nuovi posti di lavoro ad ottobre sarebbe potuta essere tra 250 e 275 mila unità. Un ritmo di crescita davvero significativo e in grado di ridurre nel lungo periodo il tasso di disoccupazione".
Donna Sweidan spiega quali siano le dinamiche di un mercato del lavoro in recupero seppur ancora molto debole. I suoi clienti vanno da i neo laureati ai cosiddetti babyboomers, i nati negli anni 60 ancora non abbastanza vicini alla pensione. Sweidan mi dice che una buona parte dei suoi clienti vuole cambiare lavoro, un pò perché insoddisfatto e un po’ per via della trasformazione di certi settori, e una parte sta ancora cercando di rientrare nella forza lavoro dopo anni di assenza. "Circa la metà dei miei clienti hanno un lavoro ma non ne sono soddisfatti. L’altra metà è composta da babyboomers che cercano di reinventarsi ma che trovano molte difficoltà, soprattutto emotivamente, visto il difficile inserimento in generale sul mercato del lavoro".
Da un sondaggio di Gallup emerge che la forza lavoro dalla fine della crisi è ancora composta da un’alta percentuale di over 65. C’è stato infatti un aumento di tre punti percentuali dal 2010 di americani ultra sessantenni impiegati full-time, part-time, liberi professionisti o disoccupati in cerca di un lavoro. I motivi sono da ricercare nel rinvio della pensione da parte di chi non ha fiducia nell’economia e nel futuro e chi ha perso proprio durante la crisi una buona percentuale di quanto aveva accantonato per andare in pensione.
Lo stesso sondaggio mostra invece un calo dal 2010 di due punti percentuali di americani tra i 18 e i 29 anni nella forza lavoro. L’alta disoccupazione durante il periodo di crisi finanziaria aveva spinto i giovani adulti a tornare a vivere con i propri genitori o ad estendere gli studi. Un fattore che secondo Gallup potrebbe incidere ancora viste le attuali difficoltà nel trovare un’occupazione promettente.
"Alcuni dei miei clienti sono pessimisti ma la gran parte dei giovani che incontro ha tanta voglia di fare e mostra molto entusiasmo anche se ha solo iniziato adesso a cercare un posto di lavoro. Il pessimismo era invece prevalente durante gli anni della crisi" sottolinea ancora Donna Sweidan. Che aggiunge di aver notato un miglioramento nel mercato del lavoro, di aver visto tanti dei suoi clienti trovare un lavoro ma non è stato facile per i più anziani. "La tecnologia sta cambiando l’intero quadro occupazionale. E’ richiesta adesso un’ ampia comprensione e l’utilizzo della tecnologia e dei social media e non è facile adeguarsi ai tempi".