Il dollaro si rafforza nei confronti del paniere delle valute di riferimento che compongono il dollar index: l’indice che misura la forza del “biglietto verde”è sui massimi degli ultimi due mesi e mezzo, oggi sale dello 0,1% a 81,18. L’oro perde lo 0,3% a 1711 dollari l’oncia. Il petrolio tipo Wti tratta a 86,7 dollari il barile, in rialzo dell’1%.
Dal 6 novembre, data della rielezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti, l’indice S&P500 ha perso il 5,3%, una flessione provocata dal timore di una drammatica frenata dell’economia degli Stati Uniti a fine anno. Il primo di gennaio, a fine legislatura, scadono una serie di agevolazioni fiscali per i ceti più abbienti, inoltre, a partire dalla stessa data, scatta un programma di riduzione della spesa pubblica.
Complessivamente, questo insieme di misure fiscali valge 600 miliardi di dollari, una cifra pesantissima che rischia di far cadere gli Stati Uniti in una nuova recessione nel 2013. Gli investitori si sentono sull’orlo del precipizio (cliff) e sembrano scettici sulla possibilità che entro la fine dell’anno democratici e repubblicano possano mettersi d’accordo per impedire la caduta.
I democratici, resi baldanzosi dalla recente vittoria, chiedono “più tasse per i ricchi”. I repubblicani sono stati bastonati ma hanno comunque la maggioranza della Camera e possono sabotare qualsiasi provvedimento legislativo che non li coinvolga in qualche maniera.
Nei giorni scorsi Obama ha incontrato i sindacati e le grandi istituzioni liberal che lo hanno appoggiato, oggi si riunisce con i leader parlamentari dei democratici e dei repubblicani per sondare quale sia lo spazio di manovra