Il contesto generale
Il contesto generale di mercato in questo periodo è denso di incertezze, l’investitore di lungo termine in cerca di yield si trova Bund e Treasuries con rendimento ben sotto l’inflazione e titoli di stato di altri paesi a rischio tracollo. Il contesto quindi ci da’ sicuramente un buon “assist” per parlare di dividend investing. Inoltre va considerato il fatto che se i buchi di bilancio di banche e stati verranno riempiti di nuove banconote (con l’eventuale intervento della BCE) di certo investire nel mondo nel “Fixed Income” potrebbe risultare molto rischioso in prospettiva. In questa ottica una società in grado di alzare il dividendo nel tempo è sicuramente un opzione da considerare per trasferire il “buying power” nel tempo. Il discorso si potrebbe ampliare agli indici e non solo a singoli titoli. Le aspettative sui dividendi aggregati sono un fattore utile per capire la solidità di un indice ed è uno dei motivi per cui il Dax è ancora positivo per il 2012 mentre invece il Ftse MIB e quasi a -15%.All’interno del nostro indice porto esempi di 3 società che hanno alzato il dividendo e riporto la loro performance rispetto al benchmark da inizio anno. Ampliando poi l’orizzonte temporale si arriverebbe a risultati ancor più evidenti in favore di queste 3 società: Tod’s, Campari e Luxottica.
Due fattori rilevanti, il settore di appartenenza e l’indebitamento
Prima di andare direttamente al test della sostenibilità del dividendo è bene analizzare due fattori rilevanti. Il settore di appartenenza e l’indebitamento. Infatti titoli di società operanti in settore “anticiclici” hanno maggiore probabilità di generare buoni flussi di cassa anche durante periodi recessivi. Questo non significa che titoli di settori “ciclici” siano impossibilitati nel mantenere i dividendi sostenibili nel tempo, ma significa che per questi titoli dovremo richiedere un margine di sicurezza maggiore rispetto agli altri. Altro fattore importante è l’indebitamento, infatti società con indebitamento alto faranno molta più a mantenere dividendi alti in periodi difficili. Facile intuire il perchè; alcune potrebbero essere “forzate” a destinare parte dei loro flussi di cassa a copertura di debiti assunti precedentemente. Inevitabilmente per questi titoli richiederemo un margine di sicurezza maggior rispetto agli altri. Fermo restando che resto dell’opinione che se un’azienda è troppo indebitata dovrebbe rimanere fuori dalla watchlist a prescindere ->
http://analisifondamentale.investireoggi.it/panoramica-criteri-analisi-fondamentale-parte-2-1282.html
Il test della sostenibilità
Un modo rapido e comune per testare la sostenibilità di un dividendo è confrontarlo con l’utile per azione (EPS). Ad esempio se l’utile di una società per azione è 10 e il dividendo è 5, abbiamo un payout del 50%. Ovvero la società distribuisce il 50% dell’utile che genera, questa informazione è importante perché ci fa capire che se gli utili della società dovessero dimezzarsi, il dividendo resterebbe “sicuro” sulla carta. Per quanto questa tecnica sia facile e rapida da utilizzare non è approfondita e potrebbe non funzionare nella totalità dei casi. Per questo ritengo necessario sostituire gli utili con il free cash flow, una misura molto più affidabile e incisiva. Con questo metodo possiamo essere sicuri che il dividendo staccato non vada a intaccare la liquidità pre-esistente o che per esempio non sia stato finanziato con un aumento dell’indebitamento. Ricordiamo che per calcolare il free cash flow basterà fare cash from operation – capital expenditures; dati disponibili nel rendiconto finanziario di ogni società. Una volta trovato il FCF lo si confronta con il flusso di cassa in uscita per la distribuzione dei dividendi, ovvero Dividendo per azione * azioni in circolo. Ricaviamo poi l’incidenza in percentuale per calcolare il FCF Payout. A spiegarlo è più lungo che a farlo, portiamo quindi subito in un esempio concreto.
L’esempio di Colgate-Palmolive CL ha appena rialzato il dividendo da 0.58$ a 0.62$ per azione a livello trimestrale. Questo ci da un dividend yield del 2,48% (non lontano dall’attuale trentennale sui treasuries che sta a 2,79%). Con un azioni in circolo pari a 477.25M, ci da una “spesa” per dividendi di circa 1,2 miliardi dollari. Prendiamo il nostro rendiconto finanziaro e facciamo i conti. Se vi state chiedendo come mai la spesa per dividendi prevista è immutata rispetto al 2011 nonostante il rialzo del dividendo è perché le azioni in circolo sono diminuite.
Avremo quindi:
Cash From Operation (2896M$) – Capital Expenditures (537M$) = Free Cash Flow (2359M$).
Free Cash Flow 2011 è quindi di 2,36 miliardi di dollari, calcoliamo il FCF Payout.
(Dividend Paid / FCF) * 100 = (1,20 / 2,36) * 100 = 50,84%. Questo significa che la spesa per dividendi assorbe il 50,84% del Free Cash Flow totale. Questo risultato, soprattutto per un anticiclico come per Colgate-Palmolive, è ottimo e ci suggerisce che il dividendo non sarà solo sostenibile nei prossimi anni ma anche incrementabile nel tempo.
Dividend Investing garanzia di successo?
Per quanto una strategia di Dividend Investing eseguita in maniera ideale (ovvero senza incappare in “dividend cut”) può portare a buoni risultati sul medio-lungo termine, non è detto che sia matematicamente una garanzia di successo. Potrebbe infatti accadere che un titolo scelto con queste strategia non riesca a raggiungere l’obiettivo che tutti gli investitori “attivi” dovrebbero prefissarsi, ovvero quello di battere l’indice. E’ il caso per esempio di due giganti dell’equity USA come P&G e J&J se prendiamo la loro performance negli ultimi 6 mesi, 12 mesi e 3 anni.
Ad onor del vero ci sono tanti titoli che non rispettano tale strategia e sono sprofondati o quantomeno hanno fatto allo stesso modo peggio del benchmark. Ma il messaggio chiave è che non esiste una formula “magica” per battere il mercato, soprattutto nel mondo d’oggi dove le cose cambiano così velocemente i problemi a livello di “macrosistema” di certo non mancano. Certo avere una strategia è molto meglio che non averla, ma ogni società va approfondita fino al midollo e considerata da diversi punti di vista. Aggiungo che anche il timing è fondamentale, in merito consiglio di mantenere alti livelli di cash nell’asset allocation generale aspettando una risoluzione della “debt crisis” con il meeting europeo di fine mese o eventuali ribassi generalizzati e marcati dove acquistare buon titoli a saldo. A tal proposito ho in mente di pubblicare una watchlist prossimamente nel caso arrivino momenti di intensa volatilità al ribasso. FONTE ARTICOLO INVESTIRE OGGI RUBRICA ANALISI FONDAMENTALE