L''accelerazione impressa dal governo al riassetto di Tim, con l''assunzione diretta da parte di Palazzo Chigi della regia sull''operazione di cessione della rete, dovrebbe portare entro quattro settimane a definire il percorso lungo il quale procedere. Il governo ragiona attorno allo schema ipotizzato da Kkr, che ha presentato a Tim un''offerta non vincolante per comprare la rete, includendo nel perimetro FiberCop - di cui ha gia'' il 37,5% - e i cavi internazionali di Sparkle, senza indicare quote percentuali e lasciando aperta la possibilita'' del coinvolgimento dello Stato. Oltre a Cdp, sono circolati i nomi di Poste, Terna, Invitalia, che pero'' a detta degli esperti non metterebbero del tutto al riparo l''operazione da un potenziale rischio Antitrust, avendo le prime due come azionista di maggioranza la Cdp e l''ultima il Mef, che controlla la Cassa. Alcune fonti riferiscono al Corriere della Sera di colloqui tra Palazzo Chigi e il Fondo strategico italiano (Fsi) guidato da Maurizio Tamagnini per studiare la costituzione di un veicolo in cui convogliare i capitali di enti previdenziali e societa'' che gravitano nell''orbita pubblica da associare a Kkr con una quota di minoranza.
Una soluzione che eviterebbe un coinvolgimento diretto dello Stato garantendo il controllo pubblico sulla rete per mezzo di patti parasociali sulla governance e regole fissate attraverso l''esercizio del golden power. La soluzione arrivera'' entro quattro settimane, salvo slittamenti che non sono da escludere vista la complessita'' della partita e gli interessi in gioco che potrebbero cambiare anche radicalmente la configurazione e il perimetro dell''offerta. Il primo azionista del gruppo telefonico, Vivendi, sarebbe sempre dell''idea che togliendo Tim dal listino il riassetto sarebbe piu'' semplice. E con il 24,5% del capitale puo'' esercitare un potere di interdizione decisivo in assemblea. Vista la situazione il consiglio di Tim che si riunira'' domani sara'' interlocutorio. vs fine
MF-DJ NEWS