Diversi gli articoli di stampa all’indomani della nomina di Butti (FdI e promotore del Progetto Minerva) a Sottosegretario con delega all’Innovazione Digitale:
BUTTI si presenta in questo modo :
QUALE MODELLO PER IL CLOUD ITALIANO?
“Sul Cloud esistono in Italia piccole imprese che operano con eccellenza. Potevamo dar loro l’opportunità del Pnrr per sostenerle nell’acquisto di tecnologie da integrare con i loro asset. Il ministro Colao sa, ad esempio, che gli operatori di tlc, che lui conosce bene avendone guidato uno tra i più grandi, non sono proprietari di tecnologie di rete o del mobile. Eppure offrono servizi di prima classe. Lo stesso vale per il cloud e noi avremmo dovuto pensare alle Pmi italiane. Non a caso Francia e Germania hanno fatto scelte molto diverse da noi. Quanto ai data center, per rispondere all’altro quesito della sua domanda, la loro presenza su territorio italiano non garantisce alcunché, se la proprietà del data center è straniera.
Nel caso delle società americane di cloud (e nel Polo Strategico Nazionale dovrebbero figurare Google, Microsoft e Oracle) i dati personali degli italiani che saranno da loro ospitati sono sottoposti alla giurisdizione del Cloud Act americano, con violazione della nostra sovranità, con il nostro ordinamento che non può opporsi in alcun modo alle richieste degli apparati di sicurezza stranieri. In questi casi, infine, quando si tratta di soldi pubblici, dovremmo stare attenti a pensare alle nostre imprese invece di far crescere il Pil degli altri, con soldi che peraltro dovremo restituire con gli interessi”.
LA RETE UNICA
“Siamo per un modello di rete pubblica, unica e wholesale only. Ed è una soluzione ben diversa da quella che è in discussione tra Tim e Cassa Depositi e Prestiti, che prevede lo scorporo della rete e la sua acquisizione da parte di Cdp, che ingloberebbe nel progetto le strutture di Open Fiber. Una soluzione il cui unico scopo sembra essere quello di strapagare con decine di miliardi una rete che vale ben poco, essendo in massima parte fatta di rame. Al contrario, il Progetto Minerva prevede, attraverso una serie di passaggi mirati, una “nuova Tim” che a quel punto sarà una società della rete, pubblica, unica e wholesale only, quotata in Borsa e con un titolo che riceverà a mio parere una spinta propulsiva senza precedenti. Il tutto senza perdere un solo occupato e con Cdp che invece di spendere ingiustificatamente decine di miliardi di euro si ritrova anche euro in più”.
IL FUTURO DEL 5G
“È scattato un muro contro muro che ha affossato il 5G. Si è fermata la corsa tecnologica internazionale, si sono fermate le cooperazioni tra università e ricercatori dei vari Paesi. Molte parti del mondo hanno fermato le macchine sul 5G, che vuol dire innanzitutto internet industriale ovvero Industry 4.0. Vedremo che contraccolpi ci saranno su industrie grandi e piccole. Ne va della crescita economica e dell’occupazione e l’Italia deve riflettere su un tema così complesso. Al contrario vedo che altri Paesi europei continuano a cooperare e fare affari commerciali con la Cina e mi pare che lo stesso vale per molte società americane. Ripeto, il tema non è ideologico e va affrontato con la ricerca delle reciproche convenienze, guardando innanzitutto agli interessi dell’Italia”.
Per Tim le ipotesi potrebbero essere 4 sul tavolo della societa'
La prima ipotesi :Takeover su TIM da 11 mld?: Verità & Affari riferisce che un’eventuale OPA su TIM da parte di CDP e partner costerebbe più di 11 mld, ad un prezzo in linea con gli 0.505 euro/azione che avrebbero potuto essere proposti da KKR un anno fa. La Repubblica non esclude che nel progetto di takeover e delisting di TIM da parte di CDP possa essere coinvolta anche Vivendi.
2'ipotesi : Offerta da 22 mld per NetCo: sempre secondo Verità&Affari, CDP, Macquarie, Open Fiber sarebbero nel frattempo in procinto di presentare un’offerta per NetCo da 22 mld, in sensibile aumento rispetto a quando di recente trapelato sulla stampa (15-18 mld). La mancanza di esclusività sull'estensione del MOU offre la possibilità a TIM di trattare parallelamente con altri fondi l’eventuale cessione di una quota di minoranza di NetCo e questo potrebbe CDP e partner a migliorare la loro offerta. Alcune indiscrezioni vedrebbero KKR con un potenziale acquirente della quota di minoranza, nonostante KKR figuri anche tra i sottoscrittori dell’MOU con CDP/Macquarie/OF/TIM.
3 ipotesi I:Consolidamento di mercato con Iliad: MF ipotizza che, in caso di realizzazione del Progetto Minerva (OPA da parte di CDP e partner), è molto probabile che TIM punti a vendere gli asset retail a Iliad.
4' ipotesi Beauty contest per EnterpriseCo: il Sole24Ore riferisce della potenziale cessione di una quota di minoranza di EnterpriseCo (valutazione di circa 9 mld per il 100%) con alcuni fondi interessati: Advent, Apax, Permira e CVC.
Le indiscrezioni di stampa di oggi rafforzano l’appeal speculativo sul Gruppo in queste quattro settimane che ci separano dalla scadenza dell’MOU. Considerando la fase ancora aperta di trattative su NetCo, molto dipenderà dalla posizione di Vivendi e di TIM: da un lato nelle trattative parallele con altri fondi potrebbero emergere, valutazioni su base standalone per NetCo superiori a quella offerta da CDP/OF/Macquarie/KKR (i 22 mld citati oggi da La Verità&Affari), dall’altro TIM potrebbe accettare nelle trattative con CDP/OF basi di negoziazione più basse ma migliorabili in seconda battuta (offerta vincolante è attesa entro fine febbraio 2023) con l’inclusione di eventuali earnout.Qualora non si dovesse raggiungere un accordo per l’acquisizione di NetCo, ci sembra improbabile che CDP possa mollare la presa (rete unica strategica per il governo e per l’implementazione del PNRR) lasciando a TIM la possibilità di cedere una quota di minoranza di NetCo ad un fondo.A quel punto, potrebbe tornare in auge il piano Minerva prospettato da FdI che vede il Sen. Butti tra i principali promotori: questo piano ci sembra finanziariamente meno gravoso per CDP e avrebbe lo stesso esito finale delineato nell’attuale MoU per l’acquisto della NetCo: in entrambi i casi, CDP arriverebbe infatti a controllare la NetCo di TIM e OF. I principali rischi ed elementi di complessità di un eventuale takeover da parte di CDP e partners sono legati alla posizione dell’antitrust EU su cui CDP sarebbe chiamata a raggiungere un accordo prima di poter procedere con l’OPA; e soprattutto in caso di un eventuale cessione degli asset retail di TIM ad un operatore già presente sul mercato.