Wall Street ma non e’ ancora il momento per una correzione,ma dal 2010 peggior gennaio
OSPITIAMO UN POST DI LINA CAGOSSI (CORRISPONDENTE DA WALL STREET)
Il mese di gennaio termina con un bilancio negativo per la Borsa americana, il primo ribasso mensile dallo scorso agosto e il peggiore gennaio dal 2010. Lo sappiamo, il mese e’ stato caratterizzato da incertezza e da preoccupazioni legate a mercati emergenti, economia cinese, rischio deflazione in Europa. Il mercato, va detto, cercava anche delle scuse (in questo caso piuttosto valide) per poter rallentare dopo la lunga corsa del 2013. Un mese che pero’ ha colto di sorpresa alcuni operatori, tra cui anche Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, che non si aspettava una fuga così generalizzata degli investitori e un cambio di strategia. L’effetto della riorganizzazione dei portafogli si e’ notata nelle ultime settimane e in particolare all’apertura della seduta di oggi, l’ultima del mese.
La stagione degli utili, sottolinea Peter, non ha invece fornito dei motivi al mercato per retrocedere, dato che non e’ stata negativa, considerato che la gran parte delle aziende che fanno parte dello S&P 500 ha registrato un aumento del fatturato maggiore delle attese – quindi un miglioramento della qualità degli utili. Peter ritiene invece un po’ eccessiva la reazione notata sui mercati emergenti e non interpreta così’ negativamente il rallentamento dell’attività manifatturiera in Cina. Un Paese che ha recentemente deciso di cambiare politica economica e di puntare più sulla domanda interna e meno sulle esportazioni.
Qui negli Stati Uniti i dati continuano a confermare la tenuta della ripresa economica (vedi il Pil del quarto trimestre). Peter ha accolto positivamente il Chicago PMI di oggi che ha mostrato una crescita modesta ma la componente del dato relativa ai nuovi ordini ha registrato un buon incremento. Un ottimo segnale che, ancora secondo Peter, potrebbe confermare che la fase di rallentamento dell’espansione, notata recentemente, e’ legata solo a fattori meteorologici.
Per quanto riguarda il mercato, la correzione che tutti si aspettano non e’ imminente, secondo Peter. Che pensa pero’ che l’andamento del mese di gennaio (il January Effect) ci dice che il 2014 non sarà un anno di guadagni sostenuti, come lo e’ stato il 2013, e l’incremento dello S&P 500 sarà limitato all’8%-10%.
La chiusura , e’Importante per lo S&P 500 riuscire a terminare la giornata intorno a 1775. Se l’indice terra’ questo livello e non scenderà molto al di sotto, allora l’attesa correzione non arriverà nemmeno in febbraio. Un mese che sarà caratterizzato ancora dalle attuali incertezze ma senza grandi spostamenti per i listini.
Intanto la prossima settimana attenzione alle indicazioni che arriveranno dal mercato del lavoro. I dati di gennaio potrebbero, secondo Peter, mostrare una crescita di nuovi 195 mila occupati, una revisione al rialzo dei dati di dicembre di 30-40 mila unita’ in più, un tasso di disoccupazione in aumento al 6,8%.